lunedì 26 dicembre 2016

Bücher: L'ombra del Cannibale

"Quei due ragazzi non l'avevano riconosciuto e tanta altra gente non si voltava quando l'incontrava. Era un uomo come tutti gli altri. Però, a differenza degli altri, aveva così tante storie da raccontare che tre vite non sarebbero bastate. Era un uomo fortunato. Aveva avuto l'opportunità di dimostrare il suo talento senza che nulla ostacolasse il disegno. Altri erano stati fermati da infortuni o da sfortunate casualità della vita. Ogni secondo della sua esistenza era stato scandito con armonia e con la precisione degna del miglior cronometro da competizione. Pareva che Dio avesse posato il dito su Menseel-Kiezegem quando lui era nato e che poi l'avesse seguito in ogni suo spostamento. Non sapeva perché proprio lui fosse Eddy Merckx."
Marco Ballestracci, L'ombra del Cannibale


Ballestracci e un altro capolavoro: L'ombra del Cannibale, libro incentrato sulla figura del più forte ciclista di tutti i tempi, Eddy Merckx. Si, un capolavoro. Un romanzo composto di tanti racconti che raccontano una carriera ineguagliabile e delineano la personalità del campione belga.
Perché Cannibale? Perché la voglia di vincere di Merckx era senza paragoni: ai suoi avversari, solo le briciole (e il nostro Gimondi lo sa bene). Dunque cosa è l'ombra del Cannibale? Era il lato più nascosto della sua etica ciclistica: non si trattava di vincere per il gusto di vincere o per detronizzare l'avversario, ma perché è giusto che sia il più forte a vincere, perché è la cosa più sensata e corretta. Se sei il più forte non puoi buttare i sacrifici, fisici e non solo, di una vita, bisogna puntare al massimo. E il più forte era indubbiamente Eddy Merckx. Era il numero uno, sapeva di esserlo, ma con grande serenità accettava la sconfitta, purché questa fosse giusta e conquistata con onore.
L'ombra del Cannibale sono le centinaia di storie che Merckx ha direttamente o indirettamente influenzato, alcune di queste raccontate da Ballestracci con toni che sconfinano nell'epica. Come il dramma di Jean-Pierre Monseré, l'astro nascente del ciclismo belga morto investito da un auto durante una corsa minore. Come le beffe subite da Franco Bitossi al Mondiale di Gap del 1972 e il secondo posto di Baronchelli al Giro del 1974 per soli diciotto secondi dopo il prodigioso recupero di Merckx. Come la vendetta su Cyrille Guimard a Bordeaux, come il dramma di Luis Ocaña sulla discesa del Col de Menté - forse il punto più bello di tutto il romanzo. In L'ombra del Cannibale la figura di Merckx e la psicologia che stava dietro il campione vengono magistralmente illustrate tramite alcune tappe chiave della sua carriera: i primi allenamenti in sella facendo il fattorino, le prime corse vinte da ragazzino, dal primo Mondiale fino alla debacle che ne segnerà il declino, nella tappa di Pra Loup nel Tour 1975.
L'ombra del Cannibale è anche un libro perfetto per tramandare momenti di storia di ciclismo che non c'è più. La morte di Tom Simpson sul Mont Ventoux o l'assalto a Bartali e Robic sul Col d'Aspin sono vicende drammatiche che appartengono ad uno sport che, oggi, non esiste più. Nel romantico e malinconico finale, durante il quale ho dovuto trattenere la lacrimuccia, Ballestracci opera una riflessione sul ciclismo del Duemila, immaginando un Merckx ormai avviato verso i sessant'anni, che ripercorre le strade sulle quali ha bruciato energie e sparso sudore e vede un mondo che non è più il suo. Nel ciclismo iperprogrammato di oggi, di figure come Eddy Merckx, senza la paura di vincere, ci sarebbe bisogno come il pane.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 10/10 

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