martedì 24 novembre 2015

Bücher: K2 La verità. Storia di un caso

"C'è chi gli ha rimproverato di non aver saputo perdonare chi aveva mentito sulla storia del K2. Costoro non hanno conosciuto Bonatti. Lui per coerenza ha dovuto, quasi contro la sua stessa volontà e con amara fatica, portare avanti la sua lotta: non poteva lasciare dubbi dietro di sé. Non avrebbe sopportato il minimo errore proprio, a compromettere gli sforzi di tutta una vita di perseverante attenzione. Come avrebbe potuto pensare al perdono di chi aveva gettato ombre sulla sua onestà e sulla sua integrità?"
Sandro Filippini, da La Gazzetta dello Sport, 15 settembre 2011 - estratto da K2 La verità. Storia di un caso di Walter Bonatti


Walter Bonatti, la leggenda dell'alpinismo italiano, ha abituato la nutrita platea dei suoi lettori a racconti sul filo dell'impossibile. Le scalate che nessun altro all'epoca poteva concepire o i viaggi in terre lontane ed inesplorate. In K2 - La verità. Storia di un caso, si legge un altro Bonatti. Si legge, in un corposo volume di scritti dal taglio giornalistico, quello che è stato in realtà la grande spedizione nazionale del 1954 alla conquista del K2, la seconda montagna più alta della Terra.
Il "caso K2" è una pagina indelebile della storia dell'Italia, simbolo di una nazione che provava a risollevarsi nell'orgoglio dopo essere uscita con le ossa rotte dalla Seconda Guerra Mondiale. E lo è, ovviamente, anche per l'alpinismo italiano. Ma, come tante vicende italiane, tante ombre si addensano su quello che doveva essere un trionfo. Fino al punto da essere stata definita come una storia "di confusione, tradimento e spudorata ipocrisia come nessun’altra nella storia dell’alpinismo" da Rob Buchanan, redattore della rivista Climbing. Perché non solo Bonatti (con il portatore hunza Amir Mahdi) fu lasciato a morire in un assurdo bivacco oltre quota 8000 metri, ma fu accusato ingiustamente di aver "succhiato" dell'ossigeno dalle bombole che verranno utilizzate da Compagnoni e Lacedelli per il salto finale in vetta.
Bonatti argomenta, con estrema dovizia di particolari, tutta la sua verità che - dopo oltre cinquant'anni - verrà finalmente accettata dal CAI e riconosciuta ufficialmente. Lo fa raccogliendo prove, fatti, documenti, lo fa descrivendo con rabbia e con la tenacia dello scalatore formidabile che fu, l'ingiustizia che gli fu comminata. Può sembrare assurdo ciò che sto per dire, quando si legge un testo che è una cronaca di eventi, quasi una ricostruzione al limite del giudiziario. Ma ci si emoziona, quasi ci si commuove nel sapere che un uomo può finalmente morire in pace, rasserenato, dopo che per più di cinquanta anni gli è stata negata la sola verità, quindi giustizia e merito. Questa è la vicenda umana di uno dei più grandi italiani, Walter Bonatti.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 8/10 

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