sabato 10 gennaio 2015

Bücher: Un cuore in fuga

"Chi fosse passato a metà mattina di un giorno qualunque nell'inverno '43-'44 su quel ponte avrebbe potuto scorgere in sosta, in attesa del treno, un giovane già uomo che con i pantaloni alla zuava e una bicicletta da corsa armeggiava «per non dare nell'occhio» tra un tubolare e una colazione, sempre pane bianco con due fette di prosciutto cotto. Aveva già vinto ”semplicemente” due Giri d'Italia e un Tour de France. Ma appena fischiava il treno da Assisi, montava a cavallo e in una volata salvavita di qualche centinaio di metri si precipitava fino alla stazione di Terontola, rimasta anch'essa oggi pressoché identica con tutti i segni del tempo che passa. Una scena che si ripeté molte volte, una scena da film, davvero. Una scena da consegnare alla memoria, perché non vada perduta e nel presente il passato lasci una traccia."
Oliviero Beha, Un cuore in fuga


Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Gino Bartali. La storia racconta che Bartali è quel fuoriclasse della bicicletta in grado di vincere tre Giri d'Italia e due Tour de France; quell'uomo che ha acceso i cuori degli italiani divisi tra lui e Fausto Coppi, cattolico e tenace il primo, laico e irresistibile il secondo; l'atleta capace di conquistare la folla inferocita per l'attentato a Palmiro Togliatti con la conquista del Tour del 1948; un nome che è impresso anche in una famosa canzone di Paolo Conte.
Questo è ciò che la storia ci tramanda. C'è poi un altra storia, quella che pochi conoscono. Perché lui, "Ginettaccio", non la raccontò mai se non probabilmente alla sua famiglia e poche altre persone. È una storia di coraggio al servizio dell'umanità quella che il giornalista Oliviero Beha (fiorentino proprio come Bartali), racconta in Un cuore in fuga. È la storia di ottocento vite umane salvate dalla follia antisemita del nazifascismo tra il 1943 e il 1944. È ovviamente una storia poco conosciuta, perché Bartali è ricordato per altre vicende. Ma in occasione del centenario della nascita (nel 2014), Beha ha voluto rendergli omaggio, tramandandone la memoria più nascosta e anche più importante. Sono pagine emozionanti, che si possono leggere tutte d'un fiato. Beha è straordinario nel raccontare con passionalità e con leggerezza allo stesso tempo, prima la tragicità degli anni della guerra visti attraverso le lenti di un personaggio enorme come Bartali, e dopo gli anni sportivi del dopoguerra, vissuti ad altissimo livello grazie anche ad una tenacia e una forza morale fuori dal comune. D'altronde, dopo aver rischiato la pelle per salvare centinaia di ebrei...
La sua vicenda umana, in particolare quella dei suoi anni atleticamente più floridi, spesi in lunghe sgroppate tra Umbia e Toscana per regalare la salvezza di molte vite umane, è il filo conduttore di questa biografia romanzata di Beha, che però non dimentica, da buon giornalista, di raccontare uno spaccato di Italia tra gli anni '30 e gli anni '50 e di onorare la leggenda sportiva di uno dei giganti delle due ruote. Una lettura che raccomando a tutti gli appassionati di ciclismo. O anche a chi, molto più semplicemente, vuole conoscere una piccola grande storia di sport e valore umano, di quelle che non lasciano indifferenti e non verranno mai dimenticate.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 10/10 ««««««««««

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