venerdì 9 maggio 2014

Fuck the clock!

Ciao a tutti!
Tornare a correre una mezza maratona, domenica scorsa, è stata una vera liberazione. Stare lontani dalle corse o anche più semplicemente dalla corsa, per colpa del fastidio al ginocchio, è stata una sofferenza morale non indifferente. Specie pensando al lungo inverno che ho trascorso in Germania. Da solo in casa, senza corsa e ad un certo punto anche senza patente.
Domenica 4 maggio tutti questi pensieri se ne sono andati via in un attimo. Quando torni a vestire quella canotta, e fissi con le spille da balia il tuo numero di gara, intuisci che sei lì, per correre, e quel piccolo demone dentro di te che per settimane ti ha fatto scervellare e pensare cose del tipo “ma tornerò?” muore istantaneamente.

In uno dei passaggi più caratteristici de la Mezza di Varenne, l'ingresso alla Cascina Rondello

Il mio ritorno alla corsa ha generato subito piacevoli sensazioni in me: rivedere i propri compagni di squadra, dopo ben otto mesi, è già qualcosa di stupendo. Condividere con loro l'esperienza podistica, fare un po' di warm-up, ma anche solo trascorrere quei momenti insieme – conditi tra l'altro con la foto di gruppo scattata in compagnia della vicecampionessa mondiale di maratona Valeria Straneo – valgono il fatto di essere lì, pronti a scattare per l'ottava volta in una corsa sui 21,097 chilometri. Oltre al fatto che, correndo in casa, ho modo di incontrare un po' per caso e un po' no, amici, conoscenti ed ex-colleghi.

In zona partenza con squadra e vicecampionessa mondiale di maratona, Valeria Straneo

Il momento di liberazione totale avviene al momento dello sparo, ovviamente. E anche qualche istante prima. Vigone, ore 9.30: sulla linea di partenza batte già intenso il sole che caratterizzerà tutta la corsa. Chiudo gli occhi per qualche secondo prima dello start e finalmente realizzo che tutto il dolore interiore che scaturisce dal non poter correre sta per dissolversi nel giro di pochi istanti.

Il via della quinta edizione de La Mezza di Varenne

Poi si parte, finalmente. Si comincia a rilento, tra le vie cittadine di Vigone. Mi concedo i primi chilometri, per la precisione i primi 1500 metri, con i miei compagni di squadra, più allenati e più ambiziosi di me.
Io non vado a cercare chissà quali performance, è da un mese che sono ritornato a correre, e peraltro non ho fatto allenamenti specifici. Ho corso e basta, badando ad accumulare i chilometri sufficienti per essere tranquillo di arrivare in fondo a questa mezza maratona. Nessuna ripetuta, nessun allenamento “di qualità”. Solo fondo. So che difficilmente posso fare molto meglio di 4'50”/km e infatti, non appena lascio andare per la loro strada i miei compagni di squadra, regolo il mio passo intorno a questo ritmo.

Podistica None tutta in fila: in testa ancora per poco...

Posso considerare questa mia mezza maratona come una piccola prova di maturità podistica. Mai come questa volta ho saputo controllarmi e badare a correre per bene, senza strafare, provando ad incrementare il ritmo quando era il momento, riuscendo a gestire a dovere la fatica e amministrando le energie per poter arrivare in fondo fresco quanto basta per tentare un allungo finale. I due terzi di gara se ne vanno tranquilli, senza scossoni, se non quel fisiologico incremento di performance quando si corre in mezzo alla gente. La carica del pubblico è inevitabilmente una droga. Per tutti i runner, nessuno escluso. Al chilometro 16, sento di stare ancora molto bene e provo un piccolo incremento di velocità. Non riesco a mantenerlo fino al termine, e pago negli ultimi due chilometri, pur mantenendo un ritmo piuttosto discreto. Che mi consente, di trovare energie residue per provare l'allungo nel finale.

Primo ingresso a Vigone

Il sole è alle spalle, la linea d'arrivo, il cronometro che segna 1h41' e qualcosa. Fermo il cronometro, un urlo liberatorio. Sono tornato, finalmente. È un punto di ri-partenza. Stanco ma felice, distrutto ma libero dentro. Gioie che si accavallano, quella di essere nuovamente lì in gara e quella di poter correre su strade che conosci alla perfezione, attorniato dai monti che sono stati il panorama di una vita.

Medaglia e ristoro meritati

La performance è quella che è: 1h41'30” il tempo finale. Il peggior tempo da me mai corso sulla mezza maratona, ma il significato di questa competizione per me non era di certo da ricercare in ciò che segnava il cronometro. Il contenuto era ben diverso ed era tutto nel solo tornare a gareggiare. Quando sei fermo perché appena fai un chilometro il ginocchio inizia a star male, quando questo problema in realtà non è neanche ben troppo delineato e soprattutto, quando ti ritrovi in questa situazione alla mia età (quando tutto dovrebbe girare per il meglio), qualche paura dentro ti viene eccome. Poter esserci e tornare a correre una mezza è l'indizio finale che le speranze si sono concretizzate e posso finalmente pensare serenamente all'autunno. Ai 42,195 chilometri, si intende…

Concentrazione in corsa

Bis bald!
Stefano

P.s.: grazie a tutti i fotografi, ufficiali e non!

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