sabato 22 febbraio 2014

Bucher: La corsa non finisce mai

“Smetto di spingere praticamente solo sulla linea di arrivo. I miei avversari sono lontani. Mi piego su me stesso, chiudo gli occhi e ascolto… Pochi interminabili attimi interrotti dalle urla dei presenti: 19''72. Mi sale da dentro, fino alla gola e negli occhi un'emozione bambina: ma allora è vero che il lavoro paga. Che, alla fine, la vita ti restituisce il capitale sul quale hai investito, e ti premia se hai dimostrato di crederci anche quando nessuno ci avrebbe scommesso.”
Pietro Mennea, La corsa non finisce mai


Ciao a tutti!
Per chi non sapesse chi è Pietro Mennea, questo è il libro giusto. La corsa non finisce mai è la sua biografia, scritta in collaborazione con il giornalista sportivo Daniele Menarini. Quasi un testamento sportivo, per il grande campione barlettano, un simbolo dell'atletica leggera italiana e sicuramente il più forte velocista che l'Italia ha potuto vantare. Grazie all'oro olimpico conquistato a Mosca 1980 nei 200 metri piani, dopo un'incredibile rimonta negli ultimi cinquanta metri, e grazie al record del mondo sulla stessa distanza nel 1979 a Città del Messico, un primato che rimase imbattuto per quasi diciassette anni.
Mi sono avvicinato a questo personaggio - che avrebbe potuto dare molto al movimento sportivo italiano anche dopo il suo abbandono della vita agonistica - un po' tardi. Sapevo che era stato uno degli alfieri dell'atletica azzurra che negli anni '70 e '80 seppe sfornare molti campioni, tra i quali Sara Simeoni, Alberto Cova, Gabriella Dorio e Maurizio Damilano, ma non sapevo tutta la sua storia, fatta di lotta e sacrificio continuo, per diventare il più forte. Lui che "doveva ancora mangiarne di bistecche", lui che "faceva le smorfie in corsa". La storia che Mennea ci tramanda, e che ho approfondito ora con la lettura de La corsa non finisce mai, dopo la sua morte avvenuta quasi un anno fa (vedi post), è una storia che deve fungere da ispirazione per i giovani atleti e non solo. Anche per tutti i giovani di oggi, Mennea è il miglior esempio da seguire per perseguire il successo personale. Che non deve mai cadere dal cielo, ma va conquistato, con fatica, tenacia e sacrificio continuo.
Il racconto, molto incisivo, della carriera di Mennea è illuminante soprattutto per chi la fatica della corsa l'ha conosciuta bene come me, anche se in una forma diversa. Ogni tanto ci si perde nei dettagli tecnici che forse solo chi ha masticato un po' di atletica potrà capire, ma l'emozione di un ragazzo semplice che diventa campione olimpico e uomo più veloce del mondo, traspare sincera dalle parole di Mennea.
La corsa non finisce mai è assai coinvolgente, c'è un po' di amarezza alla fine, quella sensazione di smarrimento che si ha quando si sa di aver finito un bel libro e di aver vissuto tra le pagine, una bella storia. Inevitabile per me, andare a cercare su YouTube il video di quella grande vittoria a Mosca, una delle pagine più gioiose dello sport italiano. Che ripropongo qui sotto: il filmato è quello della RAI, con la memorabile telecronaca di Paolo Rosi.


Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 ««««««««««

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